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L’area della villa che, vista dall’alto, appare come un grosso ma irregolare trapezio, si stende per 50.000 mq. ed è ricca di palme e di alberi ad alto fusto, alcuni dei quali non comuni. Per meglio identificare gli edifici che compongono l’Istituto e che per non frazionare il parco furono costruiti lungo i lati maggiori dell’area, basta percorrere il lungo viale interno, partendo dall’ingresso su viale del Vignola fino al vero ingresso della villa che si apre sulla consolare via Flaminia.
L’ingresso dal viale Vignola fu realizzato nella breccia aperta sul muro di cinta per evitare ogni pericolo alle frotte degli alunni: pericoli più possibili se l’ingresso scolastico si effettuasse dalla via Flaminia.
Varcato il cancello su viale del Vignola, attira l’attenzione la Casetta La Salle (1) e, percorsa la breve e leggera discesa, ci si imbatte sul Tempietto di Esculapio (2), affiancato da una Palazzina con mattoni a vista (3). All’inizio e a dx del lungo viale interno si intravedono i due Giardini con giochi (4) per i bambini della Scuola per l’infanzia, mentre a sx occhieggia il Laghetto dei cigni (5).
Dopo aver percorso 50 m. del viale elegantemente bordato da una fitta siepe di allori e mortelle, appare il lungo Fabbricato scolastico (6) mentre sul lato dx del viale giacciono i Campi sportivi (7) e spuntano le costruzioni dell’accoppiata Piscina / Palestra (8).
Prima che termini il fabbricato scolastico si può ammirare l’elegante Teatro all’aperto (9), alle cui spalle, in una zona riservata e silenziosa, ci si può soffermare in devota preghiera, davanti alla Grotta di Lourdes (10). Proseguendo poi sulla linea direzionale verso via Flaminia e ad essa prospiciente, ci sono il modesto edifico della Mensa dei poveri (11) e, opposta alla Mensa e sempre affacciata su via Flaminia, il fabbricato della Palazzina medica (12).
LE STRUTTURE
Casetta La Salle
Fu costruita per essere la dimora del portiere e della sua famiglia. Nei primi anni del 2000, dopo una indovinata e adeguata ristrutturazione, il locale è diventato sede di attività e raduni spirituali e distensivi nelle ore post-scolastiche per selezionati gruppi di giovani studenti e per i Lasalliani di Villa Flaminia.
Tempietto del dio Esculapio
Trattandosi di un tempio dedicato ad un dio pagano vien dato di pensare che sia un reperto dell’epoca romana. Non è così. La sua costruzione risale all’inizio del 1800. Ma per capirne il perché è necessario sfogliare una pagina di storia.
All’inizio del 1800 trionfava nel mondo culturale europeo la cosiddetta corrente del neoclassicismo, che coltivava e gli ideali filosofici, culturali ed artistici dell’antichità classica, specialmente greca, per sovrastare gli urti e le disarmonie della storia e la frustrante precarietà dell’esistenza sociale dell’epoca: in una parola, voleva sovrapponi al freddo illuminismo iniziato nel Settecento.
Cominciarono, quindi, sia la frenetica esaltazione degli ideali estetici, della bellezza senza tramonto, delle forme e delle gesta dell’Antica Grecia che la riedizione entusiastica della sua arte. Ecco spiegato il rinnovato interesse per la traduzione e per lo studio dei capolavori antichi, la riproposta delle sue tragedie e della sua storia, gli scavi nei tenitori ricordati da Omero e dalla storia antica, la riesumazione dello stile classico nell’edilizia (palazzi, colonne, timpani, simmetrie), nel folklore, nell’abbigliamento e nella moda. Ecco spiegata la produzione letteraria di sapore neoclassico dei nostri Parini, Alfieri, Foscolo, Pindemonte, Monti; ecco i capolavori dei nostri Canova (la Paolina Bonaparte e/o museo di Villa Borghese a RM, il monumento a Clemente XIII in s.Pietro a RM), del Valadier (torre sul ponte Milvio, sistemazione di p.za del Popolo a RM), del Carlina (propilei di villa Borghese a RM), del Niccolini (teatro s.Carlo a NA), del Piermarini (teatro La Scala a MI, villa reale a Monza), e dei pittori Appiani, Camuccini, Sabatelli. Insomma, la febbre per la classicità contagiò un po’ tutti, anche chi non era un genio ma che voleva stare al passo con i tempi.
Il parco, oggi chiamato Villa Flaminia, agli inizi del 1800 apparteneva senz’altro ad un signore benestante il quale, per seguire la moda, pensò, pur salvando il suo credo cristiano, di adontarla con qualcosa che ricordasse l’Antica Grecia. E siccome con ogni probabilità era un medico o, quantomeno, un simpatizzante per l’arte medica, pensò di erigere un tempietto a Esculapio (Asclepio nella dizione greca) dio della medicina, che a Roma fin dal 291 a. C. era venerato con un tempio nell’isola Tiberina. E fece erigere in fondo al viale d’ingresso della sua villa un bel sacello, che ritrae il dio della medicina in forma statuaria, tra due colonne in stile ionico, sormontate da un tìmpano con al centro il calco di un’aquila (Zeus) e con la obbligatoria trabeazione su cui sono incisi, in una sola scritta lineare, la dedica e l’anno di costruzione: il tutto regolarmente riportato in stile epigrafico e con caratteri antichi. I tratti epigrafici sono riscontrabili nella stringatezza della dicitura e da parole espresse con la sola iniziale: D. per divo, il secondo D. per dicatum, A.V.C, per ab Urbe condita (cioè dalla fondazione di Roma e non dalla nascita di Cristo). La lettera V al posto della U nella parola Vrbe fu messa durante il restauro del tempietto effettuato negli anni Settanta.
La dedica riportata nella trabeazione dice:
D. AESCULAPIO D. ANNO MMDLXIV A. V.C
cioè, sciogliendo tutte le abbreviazioni, [Sacellum] Divo AESCULAPIO Dicatum ANNO MMDLXIV Ab Urbe Condita), la cui traduzione è:
[Tempietto] al dio Esculapio dedicato nell’anno 2564 dalla fondazione di Roma.
Se alla data 2564 togliamo i 753 anni prima di Cristo, risulta che il tempietto fu costruito e dedicato ad Esculapio nell’anno 1811 dell’era cristiana.
Palazzina con mattoni a vista
Fu costruita per offrire un’accoglienza moderna e confortevole ai convittori che ne facevano richiesta. A tale scopo furono destinati i due piani della costruzione che, però, con il passar degli anni furono il domicilio delle Suore Elisabettine che affiancavano i Fratelli e poi la sede della Scuola di danza e della British School. Oggi accolgono gli uffici della Curia Provinciale.
Al piano terra (o sopraelevato) furono sistemate la accogliente sala da pranzo (oggi detta del self-service) e le varie salette per la mensa dei bambini della scuola primaria e dell’infanzia.
Nel seminterrato si slarga una moderna cucina con dispense e frigoriferi, e, ben separate, la lavanderia e la sartoria.
Giardini per la Scuola dell’infanzia
Furono realizzati a pochi anni di distanza uno dall’altro e in concomitanza con l’aumento del numero dei bambini, per offrir loro un riposante spazio all’aperto. E’ attrezzato di giochi e strutture di fantasia: scivolo, girotondo con seggiolini, piccoli tunnel, casetta degli gnomi, salite con gradini e funi, gazebo con frigorifero e tanto verde attorno. Il terreno è coperto con moquette. Quando il clima lo permette, vi si celebrano le feste di compleanno, condotte da intrattenitori e giocolieri. Le festicciole si concludono attorno al buffet, in cui troneggia la classica torta con… poche candeline da smorzare cantando Happy birthday to you!
Laghetto dei cigni
Protetto dal verde degli allori, offre un gentile e riposante colpo d’occhio. E’ di forma vagamente circolare, con contorni frastagliati e con un isolotto da cui sprizza un alto getto d’acqua e che è legato alla sponda con un romantico ponticello. Esso è il regno incontrastato di cinque bei cigni, che vi scivolano soli o in formazione, oppure accompagnati, in primavera, dalla guizzante novella prole.
Anche qui, in questo riposante laghetto, si sono infiltrati dei chiassosi e abusivi germani; ma la comune e pacifica loro convivenza con i cigni non ha suscitato nessun …. conflitto….
Fabbricato scolastico
E’ stato costruito in due (ranche, ma su progetto unico, in seguito al crescere della popolazione scolastica. E’ lungo oltre 200 metri e offre un maestoso colpo d’occhio a chi si sofferma a guardarlo sostando nell’antistante piazzale d’ingresso. E’ rivestito con piastre in gres rugoso di colore rosso-marrone, che fanno ben individuare il susseguirsi delle aule e degli ambienti perché spezzato dal colore cinerino dei pilastri della costruzione.
Accanto alla scala d’ingresso e sotto i tre pennoni, si nota un informe e grezzo blocco di travertino che ricorda la breve ma storica visita che il papa Giovanni Paolo II vi fece il 27 febbraio 1997, sostando sul pianerottolo d’ingresso. Sul blocco di travertino vi è applicata una targa marmorea che riporta l’augurio del Pontefice alla famiglia scolastica di Villa Flaminia, acclamante nel piazzale antistante. Dice la targa: ” Vi saluto con affetto, / ragazzi, insegnanti, genitori, / che ho la gioia di incontrare / qui nell’istituto VILLA FLAMINIA / fondato 40 anni or sono / dai Fratelli delle Scuole Cristiane ”
Nel seminterrato vi sono distribuite la sala audizioni multi-uso, le salette per le lezioni individuali di musica strumentale (pianoforte, chitarra, flauto, batteria… ), la grande sala per le lezioni di danza, la saletta blu per piccoli raduni, la moderna Cappella (13), diversi locali di disimpegno e la platea del teatro chiuso.
Il piano rialzato nella sua prima metà ospita la Scuola per l’infanzia; seguono la portineria, l’atrio per le esposizioni, l’ampia sala d’aspetto, la segreteria, l’amministrazione e la hall del teatro chiuso.
Il 1° piano è occupato dalla Scuola Primaria e dall’Aula Magna.
Nel 2° piano vi sono sistemate la Scuola Secondaria di 2° grado e quella di 1° grado con i laboratori di informatica, di lingue straniere e l’aula di disegno.
Il terzo piano, dopo la zona riservata ai Fratelli, ospita la Biblioteca, la British School e il gabinetto di fisica e chimica.
Campi Sportivi all’aperto
Circondati da una ricca e sempreverde flora, i campi sportivi occupano metà della villa: quella adiacente a via Donatelle. Sono stati realizzati in contemporanea con i fabbricati, perché una scuola che si rispetta non ne può fare a meno, se è valido il detto Mens sana in corpore sano.
Sono: tre campi da tennis rivestiti di erba sintetica del tipo moquette, un campo di calcio 90×45 omologato per tornei “allievi”, ricoperto con erba sintetica dell’ultima generazione, disegnato per giocarvi anche il calcetto e il calciotto e circondato da una pista per atletica leggera con quattro corsie: quella interna (alla corda) misura 300 m. e la distanza per la corsa veloce è segnata su un rettilineo di 80 m.
Attorno al campo di calcio hanno trovato posto un campo di pallavolo (volley-bali), una pedana per il salto in lungo e una per quello in alto, spalliere svedesi, anelli alla fune, parallele…
Infine affiancate alle predette realtà sportive attira l’attenzione l’accoppiata Piscina / Palestra. (8)
Piscina e Palestra
L’idea di costruirle nacque assieme a quello del fabbricato scolastico.
Era un’idea ambiziosa per i tempi che correvano (anni ’30), ma tutto spingeva a cullarla e a realizzarla: l’ampiezza della villa, il desiderio di offrire alla capitale una scuola del tipo anglo-sassone e, forse, una certa emulazione suscitata dalle realizzazioni operate da Mussolini.
Studiando la mappa della villa, fu subito ubicata la zona in cui l’accoppiata doveva sorgere: quella costeggiante via Donatelle, sia perché si pensò di poter aprire le nascenti strutture anche al pubblico, sia per non frazionare il parco: e quella era l’unica zona povera di alberi: quindi già… pronta, nonostante l’alto cedro che vi giganteggiava al centro.
Passata la guerra e terminata la costruzione del primo lotto dell’edifìcio scolastico, subito iniziarono le pratiche per ottenerne la licenza di costruzione. La città di Roma, si sa, è eterna, e i buontemponi lo intendono per la tortuosità della sua burocrazia, specialmente quando si tratta di edilizia, a causa dei reperti archeologici che vengono alla luce non appena una trivella affonda un po’ sotto terra. Intercorsero diversi anni per correggere, aggiungere… e attendere. Nel frattempo la lira cominciava ad inflazionarsi e fu necessario rifare più di una volta i conti. Finalmente nell’estate del 1981 si dette il via ai lavori preliminari, che assorbirono tempo e… sangue. Sì, perché la copertura dell’ impianto non doveva superare una certa altezza dal livello stradale e quindi si doveva “interrare” le due costruzioni di alcuni metri. Per fare ciò, prima si dovette “ingabbiare” l’area con decine di piloni in cemento armato, larghi e profondi, uno affiancato all’altro, per evitare smottamenti del terreno e instabilità ai palazzi di via Donatelle; poi si procedette a svuotare quell’area. Una volta realizzata la “fossa”, furono piantati a notevole profondità i pilastri portanti dei due edifici: e siccome quel terreno nasconde infiltrazioni di acqua non fu facile trovare il “duro” per poggiarvi i piloni.
Finalmente cominciarono ad innalzarsi i due impianti, realizzati con travi di acciaio elettrosaldate, preparate in fonderia, trasportate in loco, assemblate e posate su pilastri già belli e pronti: il tutto con precisione millimetrica. I lavori dei due impianti, rifiniture comprese, finirono nell’estate del 1988.
La palestra. La copertura della palestra è a lastre di rame, con lucernari chiusi da cupolette a bolla in materiale acrilico. L’area di calpestio misura m. 18×30 ed è coperta da un robusto parquet di legno. I tabelloni della pallacanestro sono del tipo a soffitto con tiranti a parete e schiacciati al soffitto quando non servono. Con piccoli adattamenti eccolo bell’e pronto per giocarvi partite di pallavolo. Ben visibile dal pubblico delle tribunette e dagli atleti in campo è il tabellone luminoso del segnapunti.
La vasca della piscina poggia sul pavimento, ad altezza d’ uomo, solo su robusti blocchi di cemento armato. Misura m. 13×25, ha sei corsie regolamentari e una profondità crescente a pelo d’acqua da m. 1,50 a 1,80. E’ rivestita di tasselli da mosaico color celeste ed è dotata di proiettori subacquei.
Con l’inizio dell’ a.s. 1988-89 tutti gli alunni, dalla 1A elementare al 3°classico iniziarono a praticare un’ora la settimana di nuoto, suddivisi in gruppetti guidati da altrettanti maestri. Sia la palestra che la piscina sono omologati per gare ufficiali (sezioni allievi) e sono attrezzate di tutti i requisiti necessari: spogliatoi, gradinate per gli spettatori, impianto microfonico, servizi igienici, pronto soccorso, ambulatorio e bar.
Con il passare degli anni sono state realizzate anche una fiorente palestra medica, una vasca per idromassaggi e nel 2008 una minipiscina e una mini-palestra.
Su questi impianti, gioielli di modernità e funzionalità, la FIN (Federazione Italiana Nuoto) ha rivolto il suo interessamento per i “Campionati Mondiali di Nuoto – Roma 2009”
Teatro all’aperto
Fu costruito subito dopo il primo lotto del fabbricato scolastico, sia per abbellire l’ambiente, sia per invogliare i giovani liceali alla rappresentazione di drammi dell’antichità classica. Fu realizzato con la munifica collaborazione del rag. Raniero Pesci a ricordo dell’unico suo figlio, alunno di V.F., deceduto a soli 13 anni.
A questo ragazzo fu giustamente dedicato il teatro di cui stiamo parlando con un’erma eretta sul muricciolo che affianca tutta l’area. Il piazzale antistante le gradinate gioisce di un sempreverde manto di erba naturale. Qui si svolgono le cerimonie in cui partecipa la totalità della popolazione scolastica, o quando c’è assembramento di attori o pubblico.
Per la cronaca è bene ricordare che per “costruirlo” (quindi teatro romano e non greco che, invece, veniva realizzato”scavando” nella roccia) furono prese le misure e la forma di quello della villa di Cicerone ancor oggi visibile sulla collina del Tuscolo sopra Frascati.
A chiusura della Festa dei Premi alla fino dell’anno scolastico, in questo teatro veniva consegnata la targa d’oro “Ranieri Maria Pesci” all’alunno di 3A Media (l’ultima classe frequentata da Ranieri Maria Pesci di cui sopra), che si era distinto per bontà, socialità, e risultati scolastici. Con la scomparsa prima del padre e poi della madre del ragazzo, la consegna della targa d’oro, che ha avuto 40 edizioni, non ha avuto più luogo.
Quasi a margine della platea c’è una vasca sul cui bordo poggiava fino a qualche tempo fa un “passerotto” di marmo per ricordare una vicenda tessuta di fantastico e di realtà. (Nota 3) II teatro è abbellito nel lato periferico di fronte alle gradinate da due splendide colonne corinzie e da una ionica, rinvenute durante gli scavi per la costruzione della Banca d’Italia in v. Nazionale a Roma e qui, nella villa del Governatore, lasciate in deposito. La loro attuale collocazione risale a quando fu costruito il teatro.
Grotta di Lourdes
La costruzione della Grotta è frutto di un voto: Per Grazia Ricevuta, come si dice. Ecco perché.
L’Istituto Villa Flaminia iniziò a funzionare nell’ottobre del 1956, non appena terminata la costruzione del 1° lotto (quello che va dal bar alla scala principale). Ma con l’inizio dell’ attività scolastica era rimasto insoluto un grosso problema, la cui soluzione sembrava dovesse avvenire chissà quando.Qui è necessario fare un po’ di storia.
Dopo lo sbarco degli Alleati in Italia (e specialmente dopo lo sbarco di Salerno), migliaia di sfollati e sinistrati della Campania e del Lazio si erano rifugiati a Roma cercandovi una qualunque sistemazione. Fu allora che i Fratelli aprirono i cancelli della Villa ad un “contadino” affinchè, come compenso della ospitalità, la tutelasse da possibili guai e danneggiamenti. Quel “contadino” ringraziò il ciclo perché, tra l’altro, vi potè tirar su un orticello e quant’altro per sopravvivere.
Terminata la guerra, il “contadino” continuò a “custodire” la villa, finché vennero gli anni Cinquanta, quando sembrò che la nuova amministrazione cittadina volesse realizzare almeno una parte del piano-Mussolini. Fu allora che i Superiori dettero il via alla costruzione. Il “contadino” fu regolarmente avvertito che doveva lasciare la Villa; ma quegli fece le orecchie da mercante. Anzi, consigliato da chissà chi, disse che lui ormai era diventato proprietario della villa per la legge dell ‘usacapione interpretata a modo suo in virtù degli anni che vi aveva risieduto coltivandola. Le buone maniere per risolvere la questione non valsero a nulla, talché si arrivò alle carte bollate. La vicenda traccheggiava ormai da mesi senza soluzione, la scuola aveva iniziato a funzionare nel 1956 con gli alunni e i convittori che “convivevano” con il “contadino”.
Qualche scintilla scoppiò anche per vicendevoli interferenze. Così ad es. avvenne che più di una volta il pallone sconfinasse tra gli ortaggi del “contadino”, danneggiandogli qualche ortaggio. Apriti cielo! Il contadino giunse addirittura a “sequestrare” i palloni e a squarciarli.
Per farla breve, venne il 1958 con il centenario delle apparizioni della Madonna a Lourdes. I Fratelli organizzarono il loro bel pellegrinaggio a quel santuario mariano, invitandovi alunni e familiari. Tutti partirono con la segreta speranza di ottenere dalla Madonna il “miracolo del contadino”. Tornati a Roma, i Fratelli con grande loro meraviglia vennero a sapere che il “contadino” era disposto a chiudere la vicenda dietro un certo compenso, lui che nel passato aveva rifiutato ogni soluzione pecuniaria. La proposta fu accettata e da quel giorno a Villa Flaminia non furono più coltivati sedani e peperoni, né alcun pallone subì il karakiri per mano del “terribile contadino”.
Nel segreto del loro cuore i Fratelli considerarono la soluzione di quell’annoso problema come un miracolo ottenuto dalla Madonna con il pellegrinaggio effettuato nel suo santuario di Lourdes, e decisero di innalzare “ad perpetuami rei memoriam” una Grotta di Lourdes, su disegno dell’ardi. Fratel Costanze Daudet del C.S.G.
Mensa della carità “De La Salle”
Fu istituita nel 2001 (ma iniziò a funzionare nel gennaio dell’annoseguente) per ricordare la venuta a Roma di S. Giov. Batt. de La Salle nella persona di Fratel Gabriele Drolin. Il piccolo fabbricato, che si affaccia su via Flaminia con una porta regolarmente registrata, fu costruita con la collaborazione del sig. Peppino Lustrissimi che vi installò un ufficio turistico. Negli anni 1990 rimase inoperoso e il buon Fratel Giuseppe Lazzaro lo chiese ed ottenne per farne l’ufficio di consulenza per le iniziative e le attività delle scuole dei Fratelli e non. Alla sua scomparsa, nell’ anno 2000, 1′ attività da lui iniziata passò nelle mani dei suoi collaboratori, che però trovarono una più congeniale sistemazione all’inizio di viale del Vignola. L’Istituto Villa Flaminia allora si riappropriò del locale in oggetto, lo adattò, lo arredò del necessario e vi istituì la “Mensa della carità”. Essa in breve tempo è diventata il “fiore all’occhiello” della nostra istituzione, considerando l’amore e lo zelo con cui la “direttrice” sig.ra Graziella e le altre mamme che la affiancano si affaccendano per cucinare le vivande, per servire gli ospiti e per reperire denaro e derrate. La Mensa iniziò con una trentina di coperti.
Oggi, essendo stato istituito un secondo turno, il locale risulta insufficiente. Ed ecco l’intervento della Provvidenza. Contro ogni speranza si è ottenuto la licenza per costruire, accanto al primitivo locale, un capannone in legno di oltre 100 mq. nel quale potranno essere ospitati in un’unica soluzione e in condizioni più agiate i bisognosi che ne fanno richiesta. Con l’inizio dell’a.s. 2009-2010 la Mensa della carità “lavorerà” nel nuovo, capace ambiente.
Non si possono chiudere queste righe senza ricordare che gli alunni delle classi terminali dell’Istituto si sono offerti, facendo a gomitate (come suoi dirsi) sin dal 2002, per “servire” gli ospiti della Mensa.
Palestra Medica
Ha sede nella palazzina che sta all’angolo fra via Donatelle e via Flaminia. E’ stata nei tempi andati l’abitazione della servitù dei possessori che si sono susseguiti. Riadattata, è diventata una dépendance della Piscina / Palestra con la denominazione di Palestra Medica. Qui c’è lo studio dove vengono effettuate le visite abilitanti al nuoto e alle altre attività ludiche e attrezzati ambienti per riabilitazioni dopo gli infortuni, per \o.fìtness e altro.
Cappella
La costruzione
Fu realizzata negli anni ’60, sfruttando il seminterrato dell’edificio centrale. E’ a forma circolare. Da notare tre particolari:
- i quattro grossi piloni di cemento armato non intonacati che “rompono” il luogo sacro non sono pilastri di bellezza, ma servono a sostenere tutta la sovrastante costruzione;
- il soffitto è squadrato in tanti cassettoni per ragioni di estetica e di acustica;
- la cappella, che è situata sotto il livello del cortile d’ingresso, prende luce da artistiche finestrelle rettangolari dotate di sgargianti vetri policromi e da alcuni oblò e lucernari posti nella zona dell’abside e in fondo alla cappella.
Dedica La cappella è dedicata alla Vergine Annunziata.
Lo ricordano tre particolari:
- il blocco marmoreo che si ammira entrando dalla scaletta esterna e che raffigura, appunto, l’Annunciazione;
- il grande mosaico addossato all’abside (se ne parlerà più avanti);
- la piccola griglia rettangolare in bronzo che sta sul pavimento al centro della cappella e fatto con le lettere di una scritta in latino che dice: Cappella della Vergine Annunziata, consacrata il 21 aprile 1968 dal cardinale Dino Staffa.
Arredamento
Nella parete absidale (parete di fondo, dietro l’altare) e partendo da sinistra, è ben visibile il prezioso tabernacolo incastonato in una specie di raggiera ovoidale in bronzo, in cui occhieggiano varie lampadine colorate e la luce di un lumino di cera indicante la presenza nel Tabemaco di Ostie Consacrate. Lungo tutta la parete dell’abside si snoda un grande mosaico, suddiviso in quattro quadri. (vedi più avanti)
Parete destra. Una bella teoria di canne di organo (finte quelle sulla porticina, reali tutte le altre) nascondono tutto il complesso di canne, registri, mantice e motore elettrico.
Accanto al primo pilone c’è la consolle, fornita di due tastiere e di una pedaliera. E’ dotata di 25 registri reali.
Affiancata alle canne dell’organo si snoda una Via Crucis in cui ogni stazione è legata alla precedente e alla seguente.
Nella parete sinistra c’è l’acquasantiera e un grande Crocifisso, realizzato assieme alla Via Crucis da don Coltellini di Arezzo.
Nella parete di fondo è ben visibile un mosaico rettangolare, raffigurante i sigg. Pesci che piangono la morte del loro unico figlio.
L’urna contenente la salma di questo adolescente fu deposta, con i dovuti permessi, sotto il pavimento della cappella in prossimità del mosaico. A suo tempo vi fu deposta anche la salma del padre.
Qualche anno fa, e cioè alla morte della madre, le due urne furono rimosse e traslocate nella tomba di famiglia al Verano; ma il mosaico addossato alla parete rimane lì.
Zona dell’abside
Sopra una larga pedana di granito grigio vi è collocato l’ Altare, o Mensa, formato da un grosso blocco di marmo statuario di Carrara del peso di 36 quintali e poggiante su quattro parallelepipedi di granito grigio.
Accanto, e piantato nel pavimento, vi è un Crocifisso astile in bronzo.
In corrispondenza del primo quadro dei mosaici è stato sistemato il Seggio per il celebrante: è in granito grigio a forma di panchina, con la spalliera appena accennata. Davanti al seggio c’è un Leggìo in bronzo dorato.
Proprio di fronte ai banchi dei fedeli c’è l’Ambone per le letture: è formato da una parallelepipedo di granito grigio sormontato da una lastra di marmo bianco su cui poggia un leggìo in bronzo.
In cima alla scaletta che porta all’esterno, si eleva un piccolo Campanile stilizzato, di profilato metallico, che sorregge cinque campane azionate elettricamente. Distribuiti sulle cinque campane, vi sono riprodotti i nomi dei Fratelli che nell’anno 1968 (quello della costruzione del campanile) facevano parte della Comunità religiosa di Villa Flaminia
II campanile fu realizzato dalla “Ditta Marinelli” di Agnone (CB).
Mosaico dell’abside (realizzato dall’arch. Pienotti di Pietrasanta (LU)
1 ° quadro (partendo dalla zona del seggio)
E’ a forma quadrata e rappresenta la creazione della materia.
Al centro si può notare il confuso ammasso del caos, che esplode dando origine ai pianeti, rappresentati da sfere di colore scuro. Nella parte superiore, che rappresenta il cielo, si notano degli uccelli con le ali spiegate, mentre nella parte inferiore, che rappresenta il mare, si intravedono dei grossi pesci.
2° quadro. E’ a forma rettangolare e rappresenta il mondo della Grazia, simboleggiata dalla Annunciazione a Maria.
Si vede un angelo che, piegando un ginocchio e tenendo un giglio in mano, dice a Maria: Ave, o piena di Grazia, il Signore è con te.
Maria è raffigurata seduta, nel momento in cui interrompe la sua preghiera (tiene poggiato sulle ginocchia un libro di preghiere rimasto aperto). Il suo sereno aspetto mostra adesione all’annuncio dell’angelo e pare che risponda: Sono l’ancella del Signore, avvenga in me quello che tu hai detto.
3° quadro: rappresenta il lavoro quotidiano
E’ anch’esso a forma rettangolare e raffigura la Sacra Famiglia di Nazaret nella sua quotidianità. Si nota S.Giuseppe che, accanto al bancone, attende al suo lavoro di falegname. Al centro si staglia, in piedi e vestito di una candida tunica, la figura di Gesù adolescente, mentre a destra vi è raffigurata Maria che ammatassa la lana.
4° quadro. E’ dedicato a S.Giov. Batt de La Salle (1651-1719), fondatore della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane e rappresenta il lavoro dei Fratelli.
Partendo da sinistra, si vedono dei ragazzi che, seduti sui banchi di scuola, ascoltano il maestro che siede in cattedra di fronte a loro: è appunto san Giovanni Battista de La Salle. Alle spalle dei ragazzi si notano due Fratelli in piedi: sono i primi due santi della Congregazione dei Fratelli. Quello che ha il capo cerchiato da un’aureola è il santo Fratel Benildo, vissuto e morto in Francia nel 1800, che con il suo esempio e la sua bontà attrasse e avviò alla vocazione di Fratello decine di ragazzi della scuola di cui era direttore. L’altro Fratello, che ha il capo circonfuso da un alone di luce (ma non il cerchio dell’aureola perché non è ancora santo), è il beato Fratel Salomone, francese anch’egli, che fu ucciso per la fede,
Nota 1. Le notizie fin qui riportate sono state tratte da un manoscritto di fr. Rodolfo Carugno, che fu uno dei sette Fratelli che nel 1956 “iniziarono” la attività istruttiva ed educativa a Villa Flaminia.
Nota 2. Durante il 1° anno di funzionamento della scuola, che allora si chiamava “sezione staccata del Collegio S.Giuseppe “, i Fratelli notarono con meraviglia che un signore un pò ‘ anzianotto ogni giorno si fermava davanti al tempietto di Esculapio per deporvi qualche fiore e pregare un po’.
Nessun Fratello osava intervenire, finché Fratel Rodolfo un giorno salutò il devoto anziano e con garbo gli domandò il perché di quella sua abitudine. Rispose:
“Sa, io ho un nipotino che frequenta questa scuola: è bravo, ma è un po’ vivace. E allora vengo a pregare S.Giuseppe per lui. ”
Fratel Rodolfo cadde dalle nuvole e con tatto e delicatezza gli spiegò che quella statua rappresentava un dio pagano e non S. Giuseppe, il cui simulacro stava poco distante da lì. Egli indicò dove. Il buon nonnino con un gesto deciso si riprese i fiori e corse a pregare il vero S.Giuseppe.
Da quel giorno niente più fiori ad Esculapio, ma quotidiano e devoto omaggio floreale a S. Giuseppe.
Nota 3. // ragazzo Ranieri Maria Pesci aveva per madrina una valente violinista (Gioconda De Vita), amica della madre (Gabriella Gatti) che era stata un soprano lirico di grande fama, talmente che il M° A. Toscanini durante il suo esilio negli States la “imponeva” come 1° soprano nelle opere liriche che lui dirigeva.
Trasferitasi a Londra, la violinista non perdeva occasione per tornare a Roma e vedere il suo figlioccio, anzi il suo “passerotto “, come soleva chiamarlo.
Negli ultimi giorni di vita del ragazzo, essa si trovava a Londra, ma telefonava ogni giorno a Roma per informarsi. Una mattina, stranamente, un passero si mise a picchiettare insistentemente sul vetro della finestra della stanza in cui la signora si trovava. Ella sorrise e aprì la finestra. Con un balzo il passero andò a posarsi sulle sue mani e lì, accasciatosi, poco dopo si spegneva. La signora si sentì sconvolgere da un terribile presentimento. Afferrò la cornetta del telefono, … chiamò Roma…. e seppe….
Il suo “passerotto ” era venuto a salutarla prima di volare in cielo. A ricordo del fatto, la signora Gioconda volle che sull ‘orlo della vasca collocata sul prato del teatro all’aperto e proprio di fronte all’erma del suo figlioccio, vi fosse appoggiato un passerotto di marmo.
Ammaliati da questa patetica vicenda, quattro diversi “devoti ” pensarono di portar via, per tenerseli come souvenir, i 4 passerotti di marmo che via via erano stati messi sull ‘orlo della vasca (Vicenda spesse volte ricordata da Fratel Raimondo Porri,che ha fornito anche precisazioni di vario genere nella stesura di queste paginette)